Notizie | 30/11/2020 di Loredana Bello

Consumatori e Covid, le conseguenze sulle scelte di consumo di beni alimentari

Come sono cambiate le scelte alimentari dei cittadini a seguito della pandemia da COVID-19? A questa domanda rispondono i risultati dei 767 questionari fino ad oggi compilati da consumatori in prevalenza lombardi (96%) nell’ambito del progetto TAG YOUR FOOD, finalizzato a sensibilizzare i cittadini-consumatori verso una scelta del prodotto agroalimentare attenta a qualità e sicurezza. In particolare quasi il 50% dei consumatori dichiara di aver modificato le proprie abitudini di spesa alimentare dopo i mesi del lock down della primavera 2020.

Il progetto è realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico – Ripartizione 2018, promosso dalle Associazioni di Tutela dei Consumatori ed Utenti, quali Cittadinanzattiva Lombardia APS (capofila), Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Difesa Consumatori e Unione Nazionale Consumatori. Anci Lombardia Salute è partner del progetto.

I DATI DELLA RICERCA

In particolare dai questionari emerge che se oltre i due terzi degli intervistati afferma di aver
modificato le proprie abitudini rispetto al punto vendita, il 51% ha variato la composizione del
carrello ovvero la tipologia di beni. Ciò che invece è decisamente mutato è l’attenzione per la filiera produttiva dei beni alimentari e la loro conservazione (61%), seguita a breve distanza da un diverso modo di scegliere il tipo di confezionamento (58%).

Questi dati trovano conferma nelle risposte relative ai comportamenti di acquisto agiti durante il
lock-down, quando l’attenzione per la scadenza dei prodotti è stata elevatissima (5,2 punti su
sette) seguita a ruota dall’incremento di acquisiti di prodotti confezionati (4,8 punti su sette).
Rispetto ai punti vendita se è vero che sono aumentati gli acquisti presso i supermercati (4,8 punti), è altrettanto interessante notare che si è registrata una riscoperta dei negozi di vicinato (4,5 punti).
Pasta e riso sono gli alimenti che i consumatori affermano di aver acquistato in maggior quantità
rispetto alle precedenti abitudini (4,5 punti).
E’ oltremodo interessante sottolineare che il consumatore durante il lock down non ha modificato
tanto la tipologia dei prodotti da acquistare – la dieta quotidiana – ma le dinamiche del loro acquisto: ha diversificato i punti vendita in funzione dei beni e, in un contesto sociale dominato
dall’incertezza in cui spazio e tempo hanno assunto nuovi significati, ha cercato certezze puntando molto sulla durata dei beni e sul packaging e, in seconda battuta, sulla consapevolezza e la fiducia generate da una lettura più attenta delle etichette e da una maggiore attenzione per i prodotti italiani (4,4 punti).

Confrontando i dati complessivi con alcune variabili famigliari, notiamo che laddove si dichiarano
fatiche economiche più o meno gravi la distanza tra le variazioni di processo e la composizione di
carrello diventa minima, il che rivela che anche la dieta ha subito significative variazioni.

Nelle famiglie con almeno 4 persone quindi in presenza di figli, si osserva una dinamica generale
simile al campione complessivo, ma si osserva una maggiore attenzione per conservazione,
confezionamento e filiera dei prodotti alimentari.

Liberata Dell’Arciprete, Segretario Regionale di Cittadinanzattiva Lombardia APS, capofila del progetto dichiara “questa indagine è unica nel suo genere; sono stati, infatti, direttamente interpellati i consumatori attraverso la somministrazione di un questionario curato grazie ad una convenzione con l’Università Cattolica -Centro per lo studio della Moda e della produzione culturalenella persona del Prof. Flavio Merlo curatore della ricerca”. “Dai primi risultati”, prosegue Dell’Arciprete “il quadro sembra essere già molto chiaro e non solo in termini di scelta del prodotto/i alimentare/i”. “La pandemia, infatti -tra le altre cose- ha condizionato la scelta dei consumatori nell’acquisto di prodotti alimentari, anche in relazione a: packaging, scadenza ed etichette nutrizionali”.

Giovanni Daghetta, Presidente di Cia Lombardia – partner di progetto- commenta “Il Coronavirus ha fatto riemergere la strategicità del settore agroalimentare: i consumi di cibo e bevande sono stati e continuano a essere tra i pochi che hanno segnato delle variazioni positive, dimostrandosi anticiclici rispetto alle altre filiere” e prosegue “questo grazie agli agricoltori che sono rimasti a lavorare in prima linea garantendo ogni giorno cibo sano e sicuro al paese. Un impegno portato avanti con dedizione e responsabilità, che tuttavia”, precisa Daghetta, “non è sufficiente ad arginare crisi e perdite reddituali, soprattutto legate alle misure restrittive che hanno colpito e colpiscono il canale Horeca (agriturismi, ristoranti e bar). Per questo Cia ha attivato anche il sito https://iprodottidalcampoallatavola.cia.it/ che consente a tutti, restando a casa, di acquistare e consumare, ogni giorno, prodotti della terra, ma anche piatti della tradizione con la garanzia di qualità assicurata dagli uomini e dalle donne di Cia. Chiediamo quindi ai consumatori”, conclude Draghetta, “così come ai protagonisti della Grande Distribuzione Organizzata, di sostenere concretamente i produttori italiani, acquistando vino, riso, latte, formaggi, carne, frutta e verdura, ma anche fiori e piante, dalle aziende agricole del nostro Paese che stanno lavorando senza sosta per assicurare i rifornimenti alimentari a tutti”.

RICERCA: NOTA METODOLOGICA
Le 767 interviste sono state raccolte nel periodo metà settembre – fine ottobre 2020 mediante somministrazione online. Hanno risposto 456 donne e 310 uomini, in media le famiglie sono composte da 2,8 persone, il 96% di consumatori risiede in Lombardia, il 74% in provincia di Milano.